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La Gaviese... "Quel prato in riva al Lemme"
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Nella storia del calcio locale, la Gaviese occupa una posizione
importante. Forse la più importante per le tradizioni, il recente passato, gli
atleti che ne hanno segnato le tappe della vicenda sportiva.
Come per altre società locali della Vallemme, le origini della Gaviese si
perdono in un'epoca quasi favolosa, intorno ai primi decenni del secolo,
scanditi da facili entusiasmi, da difficili realtà e dalle canzoncine di Gabré.
E' un tempo cancellato forse anche nella memoria, in cui Gavi vive la sua
esistenza tranquilla e un po' chiusa di borgo prettamente agricolo, vegliato dal
"forte" che ricorda il dominio di Genova, e dallo splendore arcaico dei suoi
monumenti medioevali.
Sono trascorsi meno di venticinque anni da quando Cornelio Desimoni ne ha
decifrato e pubblicato le vicende antiche, dagli Adalbertini al vento della
rivoluzione francese, attraverso un lungo percorso di secoli, dove gli eventi
locali sono a volte toccati dalla grande storia. Il volume degli "Annali" esce
alle stampe nel 1896. Due anni dopo si disputa il primo campionato italiano di
"football", e anche questa (quella santa vecchietta che era la mia professoressa
di lettere mi perdoni) è storia.
Nel paese, la scoperta del calcio esplose agli albori degli anni venti; anni
avventurosi in cui a volte risultava arduo conciliare il pranzo con la cena, e
lo sport restava spesso l'unico transfert per evadere da una realtà tuttaltro
che rosea.
Si giocava a tamburello, a bocce, a pallone elastico. Il calcio ebbe
immediato successo. Invenzione che mima i contenuti più autentici della natura
umana — la difesa della casa, le astuzie della caccia, l'eterna lotta per
l'esistenza — non era sport per signorine (poi magari le cose sono cambiate, e
oggi si prospetta qualche dubbio) ma preludeva alla qualifica di virilità che i
coscritti erano soliti acquistarsi a miti tariffe, bastava uno spiazzo di
terreno libero e livellato "Piazza Nuova" senza posteggi — perchè le squadre
improvvisate di giovani e giovanissimi si dedicassero a quell' oggetto
ancora in parte misterioso che era di cuoio.
Le grandi squadre di allora si chiamavano Pro Vercelli — campione d'Italia nel
1921 — Novese, Novese di Cevenini III, campione nel 1922 — Genoa, campione nel
1923/24 con i De Pra, i De Vecchi i Catto, i Santamaria, ecc.
A Gavi, il problema del terreno di gioco ebbe alcune soluzioni provvisorie — la
Piazza Nuova appunto, e un prato oltre il ponte di Borgonovo — finchè trovò una
sistemazione definitiva nell'attuale campo comunale. Il fondo non era --- né
sarà mai — una "pelouse" all'inglese, ed erano di là da venire le raffinatezze
stilistiche. Lo stop si effettuava calcando la palla sotto il piede; e si
procedeva con esemplari pedatoni alla sfera di cuoio nella più schietta
concezione individualista del calcio. Gli inizi comunque sono sempre
avventurosi.
Il versante nord del campo era libero da costruzioni sovrastato dal muro di
contenimento della strada, con rari passanti che sostavano incuriositi a
sbirciare la "novità".
Nel 1946, il terreno di gioco venne intitolato a Franco Pedemonte, cadde durante
il rastrellamento della Benedicta nell'aprile del 1944. Aveva vent'annni.
La "Società", come dimostrano le prime immagini fotografiche, poteva contare,
già alle origini, su un'organizzazione di buon livello; ci sono dirigenti mentre
le divise sportive non sono improvvisate e personali come accadeva spesso in
quegli anni, quando si suppliva sulla buona volontà a molti problemi, ma
complete tenute di gioco, piuttosto classiche e persino eleganti.
Mancano per vero i tradizionali colori bianco - granata, che verranno adottati
in seguito, a rispecchiare simbolicamente la policromia dello stemma dell'antica
"città di Gavi". In alcuni periodi, inoltre, è opportuno ricordarlo, nacquero
anche organizzazioni parallele quali "l'Aurora" nella seconda metà degli
anni quaranta, e la "Val Lemme" negli anni settanta.
La "Polisportiva Gaviese" — è questo il nome esatto della società — vanta una
tradizione di tutto rispetto, quasi da grande calcio, che va dalla
partecipazione ai tornei "Valle Scrivia", ai numerosi atleti locali destinati a
migrare in società di buon nome (e ricordiamo, a solo titolo di esempio Cianetti,
Barbieri, Montessoro, Traverso...); agli anni esaltanti della gestione
Cervetto.
Ovviamente, è questo il periodo più significativo della Gaviese, quello in cui
ha toccato i traguardi più rilevanti.
Fu un momento probabilmente irripetibile nella vita della piccola società di
provincia, trascinata, è il caso di dire, ad una serie ininterrotta di successi
da un fortissimo organico di squadra e dalla personalità del presidente. "Un
presidente — mi dice Carletto Cazzola che fu nel giro della grande Gaviese
— su cui si poteva sempre contare, e per cui si era sempre disposti al massimo
impegno".
Fu un'avventura esaltante — dalla 2a categoria alla serie C in sei anni — di cui
purtroppo non resta che il ricordo. Oggi, (siamo nel 1983) in una situazione
obiettivamente difficile, senza il contributo del vivaio locale, che ha sempre
fornito atleti di ottima qualità, la Gaviese milita nella 1ma categoria
piemontese, ed è forse il massimo traguardo a cui attualmente possa aspirare. "I
tempi sono cambiati — dice Giacomo Traverso "Gegy", segretario per
un cinquantennio
e più — basti pensare che non abbiamo in prima squadra un solo atleta di Gavi.
Anche sul piano organizzativo si presentano crescenti difficoltà.
Per fortuna
c'è sempre Lorenzo Traverso. E a continuare la tradizione di buon calcio che a Gavi,
attraverso varie generazioni, è stata rigogliosa, resta il solo Dellacasa, il
più rappresentativo atleta locale ancora in attività di "servizio".
Di questa Gaviese dunque, del suo lungo cammino e delle sue vicende, proponiamo la piccola
antologia fotografica delle pagine che seguono. Le difficoltà di reperire
materiale e notizie, ci hanno costretto ad una sintesi meno ampia di quanto
sarebbe stato auspicabile, ma tuttavia sufficiente a fornire un'immagine
adeguata dei suoi momenti più
significativi. |
Per una buona visione delle foto è
preferibile il PC
Potete aprire le foto nei links di richiamo
durante la lettura o qui sotto per una visione veloce.
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In due documenti da archivio storico — peraltro di accettabile qualità — le
primissime immagini della Gaviese. Siamo, probabilmente, agli inizi degli anni
trenta, e, come per altre foto dei tempi eroici del calcio locale, si presentano
alcune difficoltà nel recuperare l'identità degli atleti; difficoltà in parte
superate con la collaborazione di Riccardo Barbieri. Sponsorizzati dal
maglificio Morasso, i calciatori già vestono una ineccepibile tenuta sportiva
(il colore pare fosse di moda nell'epoca), e.si avvalgono di un pallone
nuovissimo.
(Foto1)
Notevole il particolare, sullo sfondo; dei cinque passanti-spettatori, che fanno
capolino dal muro di sostegno della strada. Fra le due immagini corrono alcuni
anni, e si può osservare che Dellepiane, Milanesi e
Traverso sono già, nella
seconda foto , in "borghese".
(foto2)
Alcuni atleti qui raffigurati raggiunsero un buon
successo anche al di fuori dell'ambito calcistico locale; citiamo Vincenzo Dameri, perentorio difensore centrale,
Luigi Traverso "Ciuttra", ala destra
scattante e veloce; Renato Cianetti senior, calciatore classico ed estroverso,
centravanti di tecnica e di stile, che militò nel Rapallo, nel Pontedecimo,
nella Rivarolese, senza riuscire forse mai ad esprimere compiutamente le sue
notevoli doti potenziali.
Infine figura qui, in vesti di calciatore, anche Carlo Bassano "Lotti", terzino
di accesi toni agonistici, che sarà poi dirigente della Gaviese negli anni del
dopoguerra. Sul campo di Stazzano, il 2 luglio 1939, si disputa l'incontro del
"Campionato Propaganda Valle Scrivia". La Gaviese è schierata con Bailo
portiere; i terzini Baselica e Carpeneto; i mediani
Morganti e Morasso; il forte
Dameri centromediano, Barbieri ala destra e
Nattino a sinistra; DeBenedetti e
Parodi mezze ali; Cianetti centravanti.
(foto 3).
Questa formazione sconfisse lo Stazzano
per 2 a 1, con reti di Cianetti e Barbieri, dopo un primo tempo concluso in
parità 0 a 0 (tutte le notizie sono trascritte dal retro della foto).
Nella
squadra, notevolmente competitiva, sono schierati alcuni esponenti della vecchia
guardia, che già figurano nelle immagini precedenti (Cianetti, Dameri, Carpeneto);
mentre non manca il rinforzo "esterno" rappresentato da Baselica di Novi. E'
inoltre presente un giovanissimo Barbieri, praticamente al debutto.
Riccardo Barbieri — classe 1922 — è il più qualificato esponente del calcio
"giocato" a Gavi. Centrattacco di straripante potenza, dovette interrompere per
lungo tempo l'attività nel periodo bellico ("A ventanni facevo sport con la
Cuneense... e si giocava in trasferta" dice temperando nell'ironia la tragedia
di una generazione). Riprese nel dopoguerra, militando, fra l'altro, nel
Cagliari, nell'Avellino nella Novese, e, in chiusura di carriera, nella
Rivarolese. Atleta duro e leale (anche se non lo confessa apertamente, resta
comunque dubbia la sua
simpatia per gli arbitri) si ispirava, in campo, ad un assioma estremamente
lineare: "se l'avversario giocava, giocavo; se picchiava, picchiavo".
Nelle vesti di , allenatore, si devono inoltre a Riccardo Barbieri, i primi
successi della Polisportiva Gaviese negli anni iniziali del "rilancio", quando
la squadra intraprese, partendo, praticamente, da zero, la scalata alle
categorie superiori. |
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Siamo alla ripresa dell'attività, nell'immediato dopoguerra:
La (foto 4)
è però del 1943, con numerosi giovani non ancora soggetti ad
obblighi militari, e qualche "richiamato").
Le foto costituiscono la migliore dimostrazione della continuità tra le diverse
generazioni calcistiche gaviesi.
Le immagini si legano infatti idealmente con quelle precedenti, per la presenza
di Carlo Bassano, di Renato Cianetti senior, di Ferruccio De Benedetti, di
Giorgio Parodi.
La squadra della
(foto 4)
è una formazione del
tutto inedita; una "mista" in cui si riconoscono Dellacasa, Barile, Bassano e un
giovanissimo Montessoro, in compagnia dei carrosiani Cartasegna, Odino, Benasso.
Il portiere Enrico Bergaglio "Rico" è un "oriundo" di Alice. Questa singolare
selezione "Gavi - Carrosio" è fotografata sul vecchio campo sportivo di
Voltaggio, prima di un incontro "amichevole" (ma quanto?) con l'undici locale.
Anche la
(foto 5), scattata sul campo di Carrosio,
precede un incontro "amichevole" (per vero, gli incontri "amichevoli" tra i
paesi della Val Lemme avevano sempre alti contenuti agonistici). Interessante,
in particolare, la presenza di Ermanno Cianetti "Ciune", che conobbe, negli anni
cinquanta-sessanta i suoi momenti migliori. Ermanno Cianetti era un "mancino
mero", per dirla alla Brera. Possedeva una straordinaria velocità palla al
piede, un efficacissimo dribling in controfinta e un tiro folgorante. Pare
inoltre che riuscisse ad esprimersi per il meglio giocando a piedi scalzi.
(Anche il grande Leon tentò di giocare a piedi scalzi durante i campionati del
mondo del '38, ma gli fu vietato dagli arbitri).
Di notevole rilievo, nella storia del calcio locale, è infine la
(foto 6), che presenta in campo
l'Aurora, nata per
far spazio ai giovani emergenti, affiancati dall'apporto di esperienza di alcuni
"anziani". Queste almeno erano le intenzioni, secondo quanto riferisce
Franco Bergaglio "Mancin", che fu uno dei fondatori. Figurano nella formazione — quasi
una "foto di famiglia", i tre Cianetti (Renato senior con i nipoti "Rena" e "Ciune"ai
quali si appresta a passare il testimone); con G. B. Rabbia "Bacicino" cursore settepolmoni agile e astuto (non lasciatevi ingannare dalla statura) che
possedeva velocità e... ritmo (suonava infatti nella banda municipale); e con Ermanno Carrega "Cardani" (Cardani era un portiere che godeva, all'epoca, una
certa notorietà); estremo difensore sicuro e acrobatico che, per umanime
riconoscimento, sapeva "dare spettacolo". |
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Come accade spesso, in ogni sport, la tentazione di raffronti lieti di epoche
diverse, prevale a volte sulla logica che suggerisce l'impossibilità di
istituire parametri uniformi quando mancano le condizioni di una concreta
verifica. Non proporremo quindi confronti di alcun genere, ma ci pare o e forse
quasi banale, osservare che gli atleti schierati
(foto 7) e
(foto 8) rappresentano, in
assoluto, quasi tutto il meglio della Gaviese di sempre. Si tratta di due
squadre fortissime, con larga prevalenza locale, completate da alcuni
inserimenti esterni di eccellente qualità, fra i quali l'attaccante arquatese Alvigini — un rompighiaccio taccagno e grintoso, capace di farsi strada nelle
aree più serrate — e il difensore Marsiglia, carrosiano emigrato a Serravalle,
terzino acrobatico, scattante, "pulito" nella battuta. A Carrosio lo chiamavano
"Citto", a Serravalle "Caruxin": non sappiamo come abbia risolto , negli incontri diretti,
il dilemma del "jus loci" e del "jus sanguinis" applicato al calcio.
Ovviamente, il più rappresentativo degli "stranieri" è comunque
Segato, mediano
della nazionale e della Fiorentina, campione d'Italia 1956. Quanto ai Gaviesi
schietti, Gino Traverso "Peo" era un centrocampista classico ed elegante, atleta
di grande serietà professionale. Usciva solo, di buon mattino, per allenarsi
lungo i sentieri che costeggiavano campi e vigneti, tra lo stupore dei contadini
che, non ancora eterocondizionati dalla T.V., ignoravano il significato di
"footing" e "jogging". Di Renato Cianetti "Rena", mezzala preciso e diligente,
si ricorda l'estrema compostezza stilistica, la battuta lunga e netta, il
tempismo nei tackels. Mario Barile "Marieto" era un centrocampista con
ammirevole senso di posizione, stacco eccellente di testa, lucidità negli
"assist" in attacco. E infine, — last but not least — Alberto Montessoro "Mara",
abile nel "cross" da fondo campo, ma capace di accentrarsi e tirare, secondo
l'estro gli suggeriva. Ala destra d'arguzie vernacole, amava il calcio "danzato"
del virtuoso e si concedeva spesso il piacere di saltare gli avversari in
dribling di tutta eleganza.
Il che non è sempre gratificante, se i difensori vanno per le spicce. |
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Negli ultimi anni cinquanta trionfa il grande calcio del Brasile campione
del mondo. L'Italia tocca il vertice di una diffusa broccagine e non
partecipa al girone finale (Svezia1958). no anche gli anni — citiamo
qualche nome qua e la — Manuel Fangio e di Anquetil; di Carlo Ubbiali,
di Harmin Hary, di John Thomas, di Nicola Pietrangeli. La partecipazione
giovanile all'attività sportiva è diffusa e generalizzata, con il
progressivo estendersi del mezzo televisivo, che porta lo spettacolo
agonistico a contatto con una vastissima platea.
Perchè "vedere" è anche
partecipare e apprendere.
Il mutamento operato dalla televisione nel sistema di vita - in positivo
e in negativo — pari a quello provocato dall'energia nucleare nella
tecnologia.
Il video penetra nell'unità della casa, frammenta il nucleo
familiare e lentamente lo sconvolge. Ma, quanto allo sport, offre
un'immagine più realistica, un'immagine senza mito, della realtà
agonistica e dei suoi attori.
Quanto ai giovani immortalati in queste foto "d'annata"
(
foto9
-
foto10 -
foto11 )
soltanto Mauro Nattino e Valter Fossati
sono giunti alla Gaviese
"ufficiale", ma non mancano atleti di buona qualità, che vedevano nel
calcio soltanto un divertimento esttivo.
Nel ricordo personale dell'autore, Rino Bassano "Rin" era sicuramente
tra i più dotati per tecnica e stile.
Non dimentichiamo tuttavia la grinta feroce di Carlo Bassano "Bax"
(proprio lui, il dottor Bassano) che lottava — e, sia detto fra noi,
picchiava — su ogni pallone e su ogni avversario. Vittorio Buscaglia,
terzino d'ala di buona coordinazione, era un eccellente scattista. Forse
valeva meno di undici netti sui 100 m. ma utilizzava le sue doti
atletiche soltanto per vincere l'annuale disfida strapaesana di San
Giacomo. E
citiamo ancora la genuina predisposizione al calcio di Mario Carenzo, la
"rabbia" (agonistica, s'intende) di Piero Nattino, l'entusiasmo di
Gianni Re, l'eleganza di Fulvio Viterbori, la generosa passione sportiva
del povero Pino Rabbia, che ebbi modo di apprezzare in un lontano
campionato universitario.
Nel complesso, un gruppo di giovani di buon livello, anche se,
obiettivamente, non raggiunsero le "carature" della generazione che li
aveva preceduti. (Qualcuno tuttavia potrà obiettarmi che i "giovani"
della foto N.10 sconfissero i "vecchi" per 7 a 3. E i "vecchi" si
chiedono ancor oggi come sia stato possibile...). |
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Nei tornei estivi ebbe il suo grande momento il 1967.
II torneo di
ferragosto nacque infatti iniziativa di Giuseppe Olivieri e Gianfranco
Dellacasa; fu la prima manifestazione di calcio a sette a Val Lemme;
largamente imitato in seguito, ma probabilmente mai eguagliato, si
avvaleva di una formula di sicuro successo: due gironi di qualificazione
con successivi incontri di eliminazione diretta, il tutto racchiuso
nel breve spazio di una settimana. Gli incontri si svolgevano al
pomeriggio - l'illuminazione notturna era di là da venire —un richiamo e
un'occasione di rinnovate relazioni sociali per un pubblico assai
numeroso con larga presenza di "villeggianti".
Era sopratutto un pubblico giovane, attratto in parte dal calcio più
ancora dalla disponibilità del juke box con servizio bar sullo spiazzo a
lato del campo, dove la balera invecchiata al suono delle fisarmoniche
ritrovava la artificiale gioventù delle chitarre elettriche. Perchè, non
dimentchiamolo, erano gli anni in cui tiritere e melodie riconosciute
come "musica leggera" procedevano per imitazione dei classici
d'oltreoceano, dai Platters che terzinavano "Only You", a Little Richard
che urlava "Lucille" Paul Anka che singhiozzava "Diana" a Neil Sedaka
che imprecava "Stupid Cupid". Ma soprattutto l'idolo dei ragazzini di
vent'anni fa, che già vestivano i jeans e le magliette stinte, era un
giovanotto che si presentava ai fans entusiasti indossando un vestito
laminato d'oro: Elvis Presley. Il suo momento musicale ed esistenziale
trovò ovunque imitatori, non esclusi i tardi epigoni dallo sguardo
vaccino che berciano stancamente, ingobbiti e arruffati, il loro
messaggio.
Per tornare in argomento, ricordiamo che nei tornei estivi non mancavano
partecipazioni di alta qualità. Dopo una partenza in sordina infatti
l'amor di campanile, gli antagonismi di quartiere, le scommesse dei bar,
portarono al progressivo rafforzarsi delle varie squadre, sino a
giungere al caso, di per sè emblematico, del "sette" di Alice che
schierò, in semifinale, Bernasconi. E fu anche l'inizio di quel mercato
estivo di pedatori di ventura che raccolsero dai tornei laute
remunerazioni per il loro non sempre eclatante impegno (spesso gli
stessi giocatori disputavano due-tre incontri in un solo pomeriggio in
località diverse, con quale rendimento è facile immaginare). Questa
particolare fauna, è comunque esclusa, per ovvie ragioni, dalla nostra
piccola antologia fotografica, che tende a privilegiare, ad ogni
livello, l'apporto locale.
In proposito è particolarmente significativa la
(foto 12), che presenta
una delle formazioni "Misia" scesa in campo proprio nel 1962, anno in
cui esaltò la partecipazione con una vittoria. Il "sette" qui effigiato
vinse il primo incontro con l'Arquatese per 2 a 1. Accanto agli ideatori
del torneo Olivieri e Dellacasa, e ad alcuni fra i più significativi
esponenti del calcio Gaviese anni '60, assistiamo alla "rantrèe"
di Ermanno Carrega, tornato in campo per inaugurare il torneo; e non
manca un giovanissimo Agostino Cervetto, che fa qui le sue prime prove
di "accompagnatore". |
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Nel 1965/66 la Gaviese partecipa al campionato ligure di 2a categoria
dilettanti, e inizia l'avventura sportiva che dovrà portarla, in pochi anni
alle
soglie della serie C.
Questo del 65/66 è il primo
torneo ufficiale nella storia della società, e ne ricordiamo, a futura memoria,
l'organigramma della dirigenza. Presidente Franco Bergaglio "Mancin"; vice
presidente dott. Bassano Cantù; segretario Giacomo Traverso "Gegy"; cassiere
G.
Franco Fossati; consiglieri Riccardo Barbieri,
Emilio Cervetto, Mario Dellacasa,
Giuseppe Marotta, Carlo Re; tecnico
Carlo Sala.
E' un inizio, come si può rilevare dalle presenze in squadra, abbastanza
pionieristico, con molti giocatori locali o della val Lemme: tuttavia l'undici
ha già una sua fisionomia e riesce ad esprimersi ad un buon livello. Al suo
primo campionato, la squadra funziona passabilmente bene, concludendo senza
sintomi di stanchezza la fase di rodaggio. Come matricola è forse un pò snobbata
dagli avversari; ma, del tutto indifferente e irriverente verso l'anzianità (che
nello sport non fa grado) finisce al 4° posto. E farebbe anche meglio senza una
penalizzazione di alcuni
punti.
La Gaviese è dunque già competitiva; gioca per ora di rimessa sfruttando
le doti di "goleador" del Paveto Giancarlo. Poi una volta affermata, dimostrerà
di saper imporre sul campo una propria strategia. Paveto è un tipico centravanti
"da affollate". Trova spazi per avventurarsi con i suoi scatti, sa giocare nelle
zone calde, le botte non lo spaventano. E segna. La difesa è dura quanto basta:
G.B. Ameri contrasta freddamente l'avversario, e nulla gli concede.
Odino è un
generoso combattente. Il possente Sericano è insuperabile nello stacco.
Ferrari,
"vecchio" e bravo atleta "nostrano", da il suo aporto di serietà e
generosità. In attacco, Roberto Ameri corre senza affanno per novanta minuti,
contrasta, recupera, sa appoggiare la palla. Valter Fossati, veloce, estroverso,
polemico, non si smentisce mai: batte con potenza e affronta l'avversario a muso
duro. Di lui si ricorda — forse è soltanto un aneddoto ma così me Io hanno
riferito — il determinante goal di rapina ottenuto recuperando un pallone oltre
la linea di fondo. Poichè — è un assioma del calcio — a volte, anche quando la
squadra gira, occorre dare una mano, o un piede, come in questo caso, alla
sorte. |
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Dopo la prima fase ...interlocutoria, quando ha ben scaldato il motore, la
Gaviese inizia a pensare seriamente al futuro. Vi è intanto un assestamento
dirigenziale, con un crescente impegno di Emilio Cervetto a cui andrà la
presidenza.
Alla conduzione tecnica della squadra passa Riccardo Barbieri, con
tutto il peso dell'esperienza, della competenza, e della grinta che non gli fa
difetto.
Nel 67/68, la Gaviese occupa così il secondo posto nel girone, preceduta dalla
Corniglianese, e passa alla prima categoria dilettanti. Il successo si può
sintetizzare nei dati statistici: 28 partite (17 Vinte, 8 pareggiate, 3 perse);
42 punti; 88 reti all'attivo; 22 subite. Paveto guida la classifica dei
marcatori con 18 goals. Nella squadra è ancora presente Renato Cianetti,
"vecchia gloria" della Gaviese. I tempi della
Biellese sono lontani, ma la classe non è acqua: "Rena" guida la regia, gioca e
fa giocare i compagni. Anche il fratello, Ermanno Cianetti, che non figura nella
foto, è nella "rosa". E anche lui non si smentisce. Non è più giovanissimo, ma
batte in corsa con una potenza che stupisce chi non ne conosce le peculiari
caratteristiche. Nella formazione ricompare inoltre Mauro Nattino, difensore di
compostissimo stile e di sicura affidabilità, capace d rompere l'azione degli
avversari, e di iniziare a costruire per la propria squadra. (
foto 16 e
foto 17 )
Anche "Maurin" è di
Gavi, e anche lui ha dato il suo contributo (con Sericano, Cipollina, i
Fossati,
Mario Dellacasa, Parravicino, Priano, Punta) a iniziare la fase di lancio,
difficile ed esaltante, prima che giungessero i nomi prestigiosi a
caratterizzare definitivamente la Gaviese di Cervetto.(
foto 13,
foto 14 e
foto 15 ) |
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Ed ecco la Gaviese in prima categoria: stagione 68/69, allenatore Barbieri. "Lin",
portiere dello Stazzano anni '40, è il massaggiatore. Come si può notare
restano, dei precedenti campionati, i soli Ameri, Paveto e Rastelli.
La prima
categoria era da alcuni considerata il traguardo massimo: in realtà, sarebbe
stata una tappa intermedia nella scalata alla serie D.
La Gaviese, imbattuta sul
campo amico, ottenne una vittoria decisiva contro gli Amici Certosa --- battaglia
nel fango in un incontro esaltante — e fu prima con 48 punti.
Seguivano in
classifica gli sconfitti dell'Amici Certosa, il Ponte Carrega e I'Ovadese.
Inoltre, al termine del girone all'italiana disputato con Fezzanese e Ventimigliese
--- vincitori
degli altri gruppi — la Gaviese si aggiudicò a punteggio pieno il titolo di
campione ligure dilettanti di prima categoria.
Nelle file bianco-granata Mario Verdino — provenienza Samp giovanile — terzino
con naturali propensioni offensive, sarebbe diventato l'uomo determinante nello
scacchiere della squadra. Alberto Fortin, difensore dell'Alessandria e della
Valenzana, mostrava caratteri truculenti e quasi feroci: parafrasando (titolo di
un "western all'italiana) i tifosi dicevano "hei amico, c'è Fortin, hai chiuso".
Tosello era uno stopper di"razza superiore", secondo la definizione di un
cronista locale, mentre Rastelli, buon tecnico ed ottimo palleggiatore, mostrava
evidenti difficoltà climatiche sui terreni pesanti.
(foto 18
e
foto 19)
Intorno alla Gaviese si andava intanto creando una organizzazione quasi da
"grande squadra". E, fatto anche più importante, era seguita da un pubblico
numeroso ed entusiasta, in cui la passione sportiva e l'amor di campanile erano
difficilmente scindibili. Gli spettatori oscillavano negli incontri casalinghi
tra i sei e i settecento, mentre per alcune trasferte il seguito fu a volte di
qualche centinaio di tifosi.
Rapportate queste cifre al totale degli abitanti, ne viene fuori un'altissima
percentuale di presenze, anche se un certo numero di spettatori proveniva dai
paesi della zona. Comunque, considerazioni tecniche a parte, l'aver saputo
coagulare un interesse così vasto, è senza dubbio o uno degli aspetti più
significativi del momento magico della Gaviese. Si costituirono anche — udite
udite — dei "clubs" di tifosi, a cui si
deve tra l'altro la pubblicazione di un numero unico — "Gaviese Natale" — dal
quale ho desunto numerose notizie qui riprodotte. |
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Nell'ottobre del 1969 la Gaviese è al via del campionato di Promozione. Il
campo sportivo ha cambiato volto (c'è la nuova tribuna e il fondo è stato
rifatto, per quanto non si dimostrerà, alla prova, del tutto adeguato alle
attese); i tifosi si sono moltiplicati. L'inizio non è favorevole, la squadra
stenta a trovare la giusta carburazione. Poi la svolta: arriva Sergio Bettini, (Milan
e nazionale olimpica 1960), e, con alcune modifiche nello schieramento, la
Gaviese assume una connotazione più precisa e meglio caratterizzata.
(
foto 20
)
Il nuovo allenatore, Michelini, vecchio marpione del calcio "minore", non va
esente da critiche, soprattutto per l'evidente preferenza verso gli atleti
"genovesi" che fanno parte del suo entourage. Comunque arrivano le vittorie. Il
girone di ritorno è trionfale. Alla fine la Gaviese vince il campionato con 45
punti (30 partite giocate, 18 vittorie, 9 pareggi, 3 sconfitte; 57 reti messe a
segno, 14 subite). (
foto 21 )
Nella formazione base, fortissima è la difesa — e il numero
delle reti subite ne è una chiara testimonianza — con il portiere Paganetto e i
terzini Verdino e Gasperini (a quest'ultimo qualcuno suggerisce meno
evasioni "ad erotica"). La mediana, su standard ottimali, allinea Ameri, Tosel
Fortin. In attacco Reghitto è l'ala destra ("vai e uccidi per i
fedelissimi della tribuna); il classico Landini mezzo destro; Paveto
centravanti; Bettini mezzo sinistro; Orlando Portento ala sinistra. Portento non
risulta — quanto meno dalle cronache dell'epoca — un modello di disciplina. Pare
che il futuro cabarettista sia più divertente
nelle improvvisazioni estemporanee dei pranzi sociali, che non nelle esibizioini
sul campo, malgrado l'indubbia classe. Nel complesso comunque, il livello della
squadra è assai elevato, e il traguardo raggiunto piuttosto prestigioso. mentre
si festeggia la vittoria, già si pongono le basi per ulteriore progresso. |
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Siamo nell'anno 70/71. La Gaviese allenata da Narducci e Michelini chiude,
con un più che onorevole sesto posto, un campionato di serie D duro e difficile.
Nella squadra figurano elementi di notevole livello, e non si tratta soltanto
dei "serie A" Rivara e Delfino; ci sono Nervi, Landini, Verdino; e c'è Carlo
Cazzola, che ha buoni piedi e buonissima testa per "ragionare" in campo. Cazzola
possiede una eccellente ... longevità atletica, e ha militato nel campionato
interregionale ligure. (
foto 22 e
foto
23 )
Per quanto concerne l'organizzazione di base, ricordiamo che la "giovanile" Gaviese disputò il torneo Berretti, con il seguente organico, in gran parte
locale: D.T.R. Barbieri; allenatore R. Ameri; portieri;
Mazzarello, Gastaldo,
Merlo; Difensori: Cassano, Priano, Gollo II, Ruzza, Paesano, Ferrero, Guido,
Gualco. Centrocampisti: Traverso, Delicata, Repetto, Destro, Ruzza II, Rezzani,
Barbieri, Porcile. Punte: Mantelli, Lenzi, Palomba, Bosco, Divano, Poggi. (
foto 25 e
foto 26 ) |
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E' questa la completa "Rosa" che vinse il campionato 72/73 di serie D,
toccando il punto più alto dell'avventura sportiva della Gaviese. L'anno
successivo infatti il campionato di serie C fu disputato da un'ibrida "Gavinovese",
sul campo di Novi Ligure, per cui possiamo dire che nel momento della
sua massima gloria la "Gaviese" scomparve.
In effetti si trattò non tanto di una
fusione quanto piuttosto di una incorporazione nella Novese; operazione che ebbe
a Gavi molte opposizioni e molti contrasti. Non è comunque compito della
pubblicazione entrare nel merito di fatti che, quale ne possa essere il
giudizio, si devono interpretare e valutare alla luce della situazione
contingente.
II campionato 72/73 fu decisamente esaltante: le avversarie erano — alcune
almeno — assai titolate. Nel girone figuravano infatti Ignis Varese, Biellese,
Pro Patria, Casale, e la stessa Novese. La squadra giocava un calcio
spettacolare ed efficace, che le consentiva di fare comunque risultato. Non
sappiamo
— e al limite non ha neppure importanza — se fosse la migliore del girone.
Probabilmente possedeva il miglior ...tredicesimo. Intendo dire il pubblico che
accorreva a sostenerla e la seguiva nelle trasferte. In qualche caso fu proprio
questo pubblico a vincere l'incontro. E non dimentichiamo la passione,
l'impegno, la competenza di Lorenzo Traverso; segretario, general manager,
organizzatore. Anche Lorenzo è stato una delle "pedine vincenti" della Gaviese,
che era una forte squadra (forse le mancava un mediano e un'ala per essere
fortissima e, diciamo pure, una "grossa" realizzazione societaria. Per questo ci pare doveroso, in chiusura di un ciclo forse non ripetibile, ricordarne i
"quadri" nell'anno della promozione alla serie C.
Presidente cav. Adriano Sorriva; vice presidente Dott. Bassano Cantù, Bergaglio Franco, Rabbia Eugenio Segretario
Traverso Lorenzo. Consiglieri Avv. Forgione Roberto, Agostino Cervetto, Gino
Calembo, Rabbia Giuseppe, Barbieri Riccardo, Emilio Cervetto, Gualco Giacomo,
Barile Mario, Cellottini Licinio, Dott. Mattia Carrea, Semino Luigi, Montessoro
Alberto, Cunietti Nino, Mottino Gian Marco, Traverso Tino, Gaetti Fulvio,
Cianetti Ermanno. |
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Con l'inopinata migrazione della serie C a Novi, il calcio riprende Gavi in
tono decisamente minore. Nel 1973/74, utilizzando in parte l'organico di squadra
della BERETTI che rappresentava la "giovanile" negli
anni del "Boom",si costituisce la "Junior Gavi", iscritta alla III categoria del
girone piemontese.
Presidente della nuova società è Pietro Dellacasa,, vice
presidente Fulvio Viterbori, segretario Roberto Dellacasa. L'allenatore è ancora
una volta Riccardo Barbieri.
E' un poco un ritorno alle origini, dopo
l'ubriacatura ;di successi del periodo precedente. L'elemento "locale" è ben
rappresentato da giovani e
giovanissimi, mentre non manca in un certo senso quella che potremmo definire la
"continuità" con il passato; rappresentata dallo stopper
Alberto Priano e dal
mediano Giustino Punta, al quale va fascia di capitano. Vi è inoltre un
"emergente" Marco Dellacasa, che inizia ad imporsi per le innate attitudini
calcistiche, e risulterà, con il trascorrere del tempo, il miglior prodotto del
calcio Gaviese anni '70. (
foto 24 ) Questa inedita "Junior Gavi" ha comunque un organico di squadra decisamente
superiore alla media delle concorrenti, e si impone infatti agevolmente al primo
impatto agonistico passando alla II categoria. Nello stesso periodo (esattamente
nel 1974) nasce l'Associazione Calcio Val Lemme, presidente
Enrico Morando, che
disputa il campionato di Il categoria sul campo di Carrosio. Ma due squadre sono
forse troppe per Gavi, in un momento abbastanza critico della sua recente
"Storia sportiva". E infatti, al termine del campionato, le due società si
fondono.
Dalla fusione tra la "Junior Gavi" e l' "A.C. Val Lemme" rinasce la "Polisportiva Gaviese" (presidente Enrico Morando, segretario Enzo Bergaglio)
che disputa nel 75/76,il campionato di 11 categoria. Non è un' "annata" delle
migliori e la squadra retrocede in III categoria.Comunque si sono gettate le
basi di una ripresa che non tarda a realizzarsi.
L'anno successivo infatti — è
intanto "rientrato" Lorenzo Traverso
— con Gianni Amari allenatore (e giocatore, quando occorre) la Gaviese ottiene
una serie a dir poco strepitosa: su venti partite giocate, diciannove vittorie e
una sola sconfitta. Il passaggio in II categoria è ovviamente assicurato.
Nel
77/78, vi è un "mutamento" dirigenziale: Lorenzo Traverso diventa presidente,
mentre l'allenatore è Giulio Maffieri; la squadra si assesta su posizioni
medio-alte di classifica.
Particolare rilevante, nella piccola vicenda del calcio locale: dopo il periodo
"aureo" degli anni '50, torna agli onori della cronaca un calciatore di Alice:
Renato Zunino. |
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Alluvione:
Questa non è — evidentemente — la foto di un incontro di calcio (anche se le
intemperanze dei tifosi del "grande calcio" ci hanno proposto qualche volta
scene simili).
E' invece la conseguenza dell'alluvione del 1977, nella notte fra
il 7 e l'8 ottobre; una delle più violente "scorrerie" del Lemme a memoria
d'uomo. Il "Pedemonte" subì danni gravissimi, e il "fondo" ne porta ancora oggi
le conseguenze.
(
foto 27 )
Tuttavia, mentre la squadra continuava il campionato ospite sui campi di società
vicine, a Gavi ci si rimbocca le maniche, sistemando i danni più immediati. Pur
nella situazione di emergenza, la Gaviese raggiunge il secondo posto in
classifica. Secondo posto che viene confermato nel 78/79 (presidente Renato Barisone, Carlo Cosola e Lino Zogno). |
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L'anno 79/80 è decisamente favorevole alla Gaviese che vince il campionato di
II categoria con la presidenza di Mario Bricola. (
foto 28 )
Allenatori sono ancora Carlo Cosola e Lino Zogno. Il ruolino di marcia risulta
ottimale, con venticinque vittorie, 5 pareggi, nessuna sconfitta. A questo
"exploit" fa riferimento l'articolo apparso sulla Gazzetta del Popolo di martedì
10 giugno 1980, con la titolazione enfatica
"La Gaviese eguaglia la Juventus" (esempio, peraltro, di un modulo giornalistico
da non imitare).
(
foto 29 )
Il "capitano" della neo promossa è Mario Colondri, libero,
quarantacinque anni che evidentemente non pesano. Un nome e un personaggio assai
noto del calcio locale, con una carriera di buon successo alle spalle. Nel
successivo campionato, di 1ma categoria, la Gaviese si classifica al sesto
posto. Presidente è Agostino Cervetto, allenatore
Giancarlo Baggio. Anche
nell'81/82 la posizione di classifica è in una media accettabile (settimo
posto); le funzioni di allenatore passano a Cesare Garbarino.
Infine, all'insoddisfacente campionato 82/83.
Il nuovo Consiglio eletto 1'8 luglio 1983 vede alla presidenza l'alessandrino
Teresio Verri; vice presidenti sono Pietro Dellacasa e Agostino Repetto,
l'allenatore è Cesare Garbarino. Segretario l' "intramontabile" Lorenzo
Traverso, che ancora una volta manifesta il proprio ottimismo, la propria
fiducia nel futuro della società. "Per ora — dice — ciò che conta è continuare
con una squadra competitiva. II momento è difficile ma — diciamolo per
scaramanzia e facendo i debiti scongiuri — quando io sono stato segretario non
si è mai andati indietro, non si é mai retrocessi. Inoltre stiamo predisponendo
una squadra allievi, che consentirà un controllo e una cura adeguata del vivaio
locale. Speriamo in breve tempo di ottenere risultati positivi: è l'augurio che
facciamo a noi stessi; è soprattutto l'augurio che facciamo alla Gaviese, e a
quanti ne assumeranno in futuro responsabilità direttive".
Testi e foto sono tratti da "Quel prato in riva al Lemme" di Roberto
Benso - Editrice CHIARA - Settembre 1983.
Qui.termina il nostro viaggio nel passato, ma la storia della Gaviese
prosegue nell'attualità.
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Le prime fotografie di Gavi
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